"Il tenore Michael Spyres (Arnold), che ho ascoltato qui per la prima volta dal vivo, mi ha lasciato a bocca aperta. È una voceestremamente particolare, bella, duttile, precisa, insolitamente estesa nei gravi, da far invidia a qualunque baritono, ed estesa negli acuti, emessi con infallibile sicurezza. È vero che questi acuti risultano stranamente meno sonori dei centri, ma non sono certo privi di squillo (come altrove è stato scritto). Spyres arriva al termine di “Asile héréditaire” e relativa cabaletta (una lunga scena tra le più difficili mai scritte per la corda tenorile) come se avesse bevuto un bicchier d'acqua. Lodevolissima anche la sua pronuncia del francese. E da un punto di vista della recitazione, riesce a rendere il suo tormentato personaggio con grande vividezza. Un artista veramente completo."
-GBopera.it
"L' Arnold di Michael Spyres incarna perfettamente il volere del compositore pesarese..." -Liricamente-William Fratti
"Michael Spyres affronta il temibile ruolo di Arnold con l'eleganza e la stilizzazione degna di un autentico haute-contre: la sicurezza degli estremi acuti emessi in registro pieno con consonanza di testa (sebbene con una voce non eccessivamente voluminosa), le mezzevoci, il dominio della prosodia francese, la resa degli aspetti elegiaci e sognanti di questo personaggio “mesto e gentile … Al giorno d'oggi impossibile chiedere di meglio."
-Operadisc.com, Francesco Brigo
"Michael Spyres nella micidiale parte di Arnold: raro caso di tenore baritonaleggiante, con stratosferica quotazione sul mercato delle voci rossiniane, da lui ci si aspetterebbe un'esecuzione alla Gilbert-Louis Duprez, eroica ea voce piena, fino all'ostentazione del Do di petto al termine della cabaletta; al contrario, egli reinventa per l'occasione la propria vocalità, candidandosi a filologico epigono di Adolphe Nourrit, l' haute-contre (il tenore acutissimo della tradizione francese) per il quale la parte fu concepita: registro misto che si assottiglia ai limiti del falsetto con l'ascesa verso il registro sopracuto, e che tuttavia conserva e raddoppia la virilità tramite la studiata enfasi dell'accento. Manco a dirlo, in questo orizzonte il temibile cimento è espugnato con tanta relativa facilità quanta autenticità stilistica, e si scopre quanto inutile sia quel celebre Do acutissimo che chiama «aux armes»: risuona come un sopracuto tra i tanti, solo meno integrato nel discorso rossiniano declinato alla francese, che nei cieli del pentagramma cerca soavità e brillantezza anziché materica esibizione di muscoli."
- Il Corriere Musicale- Francesco Lora
"Per la parte di Arnold figurava uno dei migliori tenori rossiniani d'oggi, Michael Spyres : ottima linea di canto, fraseggio di grande ampiezza, notevole estensione vocale, che nel suo caso alternava un centro baritonaleggiante ad acuti chiari di testa. "
-delteatro. it-Silvia Poletti
-GBopera.it
"L' Arnold di Michael Spyres incarna perfettamente il volere del compositore pesarese..." -Liricamente-William Fratti
"Michael Spyres affronta il temibile ruolo di Arnold con l'eleganza e la stilizzazione degna di un autentico haute-contre: la sicurezza degli estremi acuti emessi in registro pieno con consonanza di testa (sebbene con una voce non eccessivamente voluminosa), le mezzevoci, il dominio della prosodia francese, la resa degli aspetti elegiaci e sognanti di questo personaggio “mesto e gentile … Al giorno d'oggi impossibile chiedere di meglio."
-Operadisc.com, Francesco Brigo
"Michael Spyres nella micidiale parte di Arnold: raro caso di tenore baritonaleggiante, con stratosferica quotazione sul mercato delle voci rossiniane, da lui ci si aspetterebbe un'esecuzione alla Gilbert-Louis Duprez, eroica ea voce piena, fino all'ostentazione del Do di petto al termine della cabaletta; al contrario, egli reinventa per l'occasione la propria vocalità, candidandosi a filologico epigono di Adolphe Nourrit, l' haute-contre (il tenore acutissimo della tradizione francese) per il quale la parte fu concepita: registro misto che si assottiglia ai limiti del falsetto con l'ascesa verso il registro sopracuto, e che tuttavia conserva e raddoppia la virilità tramite la studiata enfasi dell'accento. Manco a dirlo, in questo orizzonte il temibile cimento è espugnato con tanta relativa facilità quanta autenticità stilistica, e si scopre quanto inutile sia quel celebre Do acutissimo che chiama «aux armes»: risuona come un sopracuto tra i tanti, solo meno integrato nel discorso rossiniano declinato alla francese, che nei cieli del pentagramma cerca soavità e brillantezza anziché materica esibizione di muscoli."
- Il Corriere Musicale- Francesco Lora
"Per la parte di Arnold figurava uno dei migliori tenori rossiniani d'oggi, Michael Spyres : ottima linea di canto, fraseggio di grande ampiezza, notevole estensione vocale, che nel suo caso alternava un centro baritonaleggiante ad acuti chiari di testa. "
-delteatro. it-Silvia Poletti